Le conseguenze del cambiamento climatico sulla fenologia della vite e sull’apporto idrico

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Viticoltura eroica: eroi dell’agricoltura e dell’irrigazione 11

I cambiamenti climatici impattano gli ecosistemi. È evidente. E la produzione di uva da vino è un significativo esempio da portare alla luce per dimostrare quanto stiamo affermando. La viticoltura oggi si concentra nelle regioni climatiche mediterranee che sono hotspot della biodiversità globale. Essendo, essa, particolarmente sensibile al clima è destinata a dover ripensare “la sua attività”, tra cui lo spostamento di vigneti ad altitudini più elevate, attività – peraltro – già in essere.

Le conseguenze? Aumenteranno gli impatti sugli ecosistemi montani e saranno necessari sforzi di adattamento e conservazione agricoli che consentano di anticipare questi possibili effetti.

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Cambiamenti in corso

Si prevede, infatti, già nei prossimi 30 anni:

  • un significativo aumento degli effetti del cambiamento climatico sulla fenologia della vite in seguito all’aumento della temperatura;
  • un periodo più breve tra il germogliamento e il raccolto, a causa dell’anticipo fenologico;
  • il tempo di raccolta ridurrà il divario temporale tra i siti di montagna e di valle, a causa dello sviluppo fenologico più rapido a quote più elevate
    (fonte)
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La viticoltura eroica

Con lo spostamento delle coltivazioni di vigneti in collina / montagna, si inizia a parlare di viticoltura eroica. Con essa si intende un tipo particolare di coltivazione della vite in condizioni difficili e ripide. Questa pratica richiede uno sforzo fisico e dedizione da parte degli agricoltori, poiché devono affrontare terreni impervi, spesso inaccessibili ai mezzi meccanici, per coltivare e raccogliere l’uva.

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Quali sono i caratteri della viticoltura eroica?

  • Terreni ripidi: la viticoltura eroica coinvolge la coltivazione di viti su pendii o terreni rocciosi che richiedono spesso il lavoro manuale degli agricoltori.
  • Manodopera intensiva: la manutenzione dei vigneti e la raccolta dell’uva richiedono spesso sforzi fisici e manuali significativi.
  • Terreni limitati: la quantità di uva che può essere prodotta è inferiore rispetto a vigneti situati su terreni più pianeggianti.
  • Vini di alta qualità: le viti coltivate in queste condizioni estreme possono produrre uva di grande concentrazione e complessità, che si traduce in vini unici e distintivi.
  • Tradizione culturale: la viticoltura eroica è spesso radicata nella tradizione culturale di alcune regioni vinicole, come nelle zone montuose dell’Europa. I produttori di vino valorizzano la storia e la cultura di queste regioni, oltre alla qualità del prodotto.

L’acqua e la vite

Per mantenere la produttività e la qualità dell’uva da vino è necessario aumentare l’uso dell’acqua per l’irrigazione e raffreddare l’uva attraverso la nebulizzazione o la spruzzatura, creando un potenziale per gli impatti di conservazione dell’acqua dolce (fonte).

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Il progetto Itaca

Su tutto questo aveva già ragionato il progetto ITACA – concluso nel 2019 e dedicato alla viticoltura eroica in Veneto, una realtà di grande importanza economica, sociale, paesaggistica e turistico culturale, che va salvaguardata e incentivata – a cui Irrigazione Veneta partecipò come partner.

Il progetto si è posto l’obiettivo di dimostrare come sia possibile salvaguardare la viticoltura eroica e produrre un vino di qualità in maniera sostenibile e con ridotto residuo tramite, tra gli altri, l’allestimento di un impianto fisso per i trattamenti fitosanitari; l’integrazione di acqua elettrolizzata ai trattamenti fitosanitari convenzionali.

L’innovazione si è concretizzata nell’aver reso possibile la lotta fitoiatrica in collina con un sistema che consente tempi di applicazione dei prodotti fitosanitari più rapidi e una migliore gestione delle dosi impiegate. Non solo. Ha comportato la modulazione della potatura invernale e della gestione della chioma al fine di rendere più esposti i grappoli all’azione irroratrice degli ugelli.
Insomma, si stanno diffondendo piccoli eroi della sostenibilità ambientale.

Credits foto: Alberto Montagna

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